L'esistenza di qualunque biblioteca[...] dà al lettore il senso di che cosa sia veramente la sua forza, una forza che combatte i vincoli del tempo, portando nel presente schegge del passato. Gli permette di affacciarsi, anche se segretamente e da lontano, nella mente di altri esseri umani, e di conoscere qualcosa di sé attraverso le storie accumulate a suo beneficio
Ogni biblioteca traduce il caos della scoperta e della creazione in un sistema strutturato di gerarchie o in una frenesia di libere associazioni.
Ci sono notti in cui sogno una biblioteca completamente anonima, nella quale i libri, privi di titolo e di autore, formano un torrente narrativo ininterrotto nel quale tutti i generi, gli stili e le storie confluiscono, dove nessun protagonista e nessun luogo vengono identificati, un torrente dove posso immergermi sempre, in qualunque punto.
Ogni biblioteca, per il fatto stesso di esistere, evoca il suo doppio, proibito o dimenticato: una biblioteca invisibile ma formidabile di libri che, per ragioni convenzionali di qualità, soggetto e perfino di dimensioni, non sono stati ritenuti degni di dimorare sotto questo tetto.
Le biblioteche, per loro stessa natura, possono sostenere ma anche mettere in discussione l'autorità di potere. Come depositari di storia o fonti per il futuro, guide o manuali per i tempi difficili, simboli di autorità passate e presenti, i libri di una biblioteca rappresentano ben più di quanto contengano nel loro insieme, e sono stati considerati, sin dall'inizio della scrittura, una minaccia. Poco importa il motivo per cui una biblioteca viene distrutta: ogni censura, riduzione, frammentazione, saccheggio o bottino dà origine (perlomeno come presenza spettrale) a una biblioteca più forte, più chiara e più durevole di libri banditi, saccheggiati, depredati, frammentati o ridotti. Può essere che questi libri non siano più consultabili, che esistano soltanto nel vago ricordo di un lettore o nell'ancor più vago ricordo di una tradizione e di una leggenda, ma hanno acquisito una sorta di immortalità. [...] Le biblioteche che sono svanite o a cui non è mai stato concesso di esistere sono molte di più di quelle che visitiamo, e formano gli anelli di una catena circolare che ci accusa e ci condanna tutti.
Scorriamo gli infiniti scaffali delle biblioteche, scegliendo questo o quel volume senza una ragione precisa: per la copertina, per il titolo, per un nome, per qualcosa che qualcuno ci ha detto o non ci ha detto, per un presentimento o un ghiribizzo, per sbaglio, perché in quel libro pensiamo di poter trovare un racconto particolare o un personaggio o un dettaglio, perché pensiamo che sia stato scritto per noi, perché pensiamo che sia stato scritto per tutti tranne che per noi e vogliamo scoprire perché siamo stati esclusi, perché vogliamo imparare, ridere o perderci nell'oblio.
Ogni lettore ha trovato il suo incantesimo per assicurarsi il possesso di una pagina che, per magia, diventa nuova e immacolata, come se nessuno l'avesse mai letta prima. Le biblioteche diventano i nascondigli segreti e gli scrigni di questi incantesimi.
Alberto Manguel, La biblioteca di notte, Archinto, 2007